Come avvenne che l'Italia perse il suo futuro

di Fabio Pagan
 
Giusto cent'anni fa, nel suo saggio “La teoria dello sviluppo economico”, Joseph Schumpeter scriveva che l'innovazione è il tentativo di introdurre sul mercato un'invenzione: un processo che può avere un forte impatto economico e produrre ricchezza. Nel 1945 Vannevar Bush, matematico del Mit, trasmetteva al presidente Truman un memorandum in cui indicava nella ricerca fondamentale la radice dell'innovazione e quindi dello sviluppo. Da quel documento nasceva la “big science”, innescando lo straordinario balzo tecnologico realizzato dagli Stati Uniti nel secolo scorso (con i suoi riflessi economici e politici). Questo il punto di partenza del saggio “Il miracolo scippato”, edito da Donzelli e scritto da Marco Pivato, giovane giornalista del “Quotidiano Nazionale”, chimico di formazione e che ha conseguito il Master in comunicazione della scienza alla Sissa, dove recentemente ha presentato e discusso il suo libro. Pivato guarda all'Italia e alle occasioni sprecate cinquant'anni fa per imboccare quel progresso tecnologico, industriale ed economico che pure è riuscito agli altri due Paesi (Germania e Giappone) usciti a pezzi dalla guerra. Unica tra le nazioni industriali, l'Italia ha invece perseguito ciecamente un modello di sviluppo senza ricerca e senza innovazione. La cosa ha funzionato fin quando – sull'abbrivio del boom degli anni Sessanta – la domanda interna ha trainato la crescita. Ma, da tempo, questo non accade più. E non mancherebbero gli uomini e le idee. Quello che manca è la cultura e la volontà politica. Marco Pivato ricostruisce nel dettaglio la storia e i retroscena di quattro casi emblematici: il “sogno informatico” di Adriano Olivetti, naufragato dopo aver realizzato il primo calcolatore a transistor; la parabola di Enrico Mattei, che voleva sottrarre l'Italia al monopolio delle grandi compagnie petrolifere, morto in un misterioso incidente aereo; i destini per certi versi paralleli di Felice Ippolito e di Domenico Marotta, rispettivamente a capo del Comitato nazionale per l'energia nucleare e dell'Istituto superiore di sanità, entrambi finiti in carcere con accuse di peculato a causa di faide politiche tra la destra e la sinistra, e infine graziati o assolti e poi riabilitati. Ma intanto fu così che l'Italia perse il suo futuro.